lunedì 25 agosto 2014

ELEZIONI PROVINCIALI, CAPIAMONE QUALCOSA

  1. Da che organi è costituita la nuova provincia?
Gli organi della provincia sono il presidente, il consiglio provinciale e l’assemblea dei sindaci. Il presidente ha il potere esecutivo, il Consiglio è l’organo di indirizzo e di controllo. L’assemblea ha poteri propositivi, consultivi e di controllo.
L’assemblea è costituita dai 121 sindaci dei comuni della provincia, mentre per presidente e Consiglio di 16 componenti ci sarà l’elezione il 28 Settembre, in un seggio unico, a Vicenza. Non esisterà la giunta, ma il presidente potrà scegliere un vicepresidente e assegnare deleghe.
Presidente e consiglieri provinciali non godono di alcuna indennità per questo incarico.
  1. Chi può votare?
Gli elettori sono circa 1600: i 121 sindaci della Provincia di Vicenza e tutti i consiglieri comunali. Gli assessori possono votare solo se sono anche consiglieri. Non hanno cioè diritto di voto gli assessori esterni.
  1. Chi può essere votato?
Può candidarsi alla presidenza uno dei 121 sindaci e, per questa volta, i consiglieri della passata amministrazione provinciale. Per candidarsi deve presentare il 15% delle firme dei 1600 elettori . Il presidente dura in carica quattro anni, ma decade dalla carica in caso di cessazione della carica di sindaco.
Possono candidarsi a consigliere provinciale tutti i sindaci e tutti i consiglieri comunali della provincia. Solo per questa volta anche i consiglieri provinciali decaduti due anni e mezzo fa. La candidatura deve essere sostenuta dal 5% degli aventi diritto al voto. Il Consiglio dura in carica due anni. I consiglieri decadono dalla carica in caso di cessazione della carica di consigliere comunale.
  1. Come si svolgono le elezioni provinciali?
Per candidarsi è necessario presentare una lista entro l’8 settembre.
Si vota solo nella giornata del 28 settembre in un seggio unico allestito a Vicenza. Si esprime una preferenza per il presidente e una per un consigliere.
Vengono eletti i candidati che prendono un numero maggiore di voti (ponderati) personali. Ciò significa che non è importante il voto di lista, ma il voto di preferenza.
  1. Come si determina il voto ponderato?
Il voto è ponderato per fasce, ciò significa che il voto di un consigliere di una determinata fascia “pesa” diversamente rispetto al voto di un consigliere di una fascia diversa.
Il criterio per la determinazione di questo peso è il seguente: si calcola il totale della popolazione di ciascuna delle fasce demografiche, poi si calcola il rapporto, in valore percentuale, fra la popolazione di ciascuna fascia e la popolazione dell’intera provincia.
Per esempio, in Provincia di Vicenza tutti i comuni sotto i 3.000 abitanti hanno una popolazione complessiva di 75.584 abitanti e rappresentano l’8,77% della popolazione totale della provincia (868.441 abitanti).
Si divide poi questo valore percentuale determinato per ciascuna fascia per il numero degli aventi diritto della medesima fascia (sindaci e consiglieri comunali), moltiplicato per mille.
Per tornare al nostro esempio, sindaci e consiglieri della fascia dei comuni sotto i 3.000 abitanti in Provincia di Vicenza sono 510. Dividendo la % della popolazione di questa fascia per questo dato e moltiplicando per mille, si ottiene 17, cioè il valore ponderato del voto di ciascuno dei 510 elettori di questa fascia.
Le schede di votazione avranno colori diversi a seconda della fascia di appartenenza.
Si riporta una tabella sintetica del voto ponderato in Provincia di Vicenza:
 
Fascia comuni /abitanti
Popolazione di ciascuna fascia
% popolazione di ciascuna fascia rispetto alla popolazione totale
Della provincia
Elettori
(sindaci e consiglieri comunali)
Valore del voto ponderato di ciascun elettore
DA 0 A 3.000
75.884
8,77%
510
17
Da 3.000 a 5.000
89.648
10,36%
299
35
Da 5.000 a 10.000
208.605
24,10%
355
68
Da 10.000 a 30.000
295.304
34,12%
331
103
Da 30.000 a 100.000
82.360
9,52%
50
190
Da 100.000 a 250.000
113.639
13,13%
33
398
Totale popolazione Provincia di Vicenza
868.441
100%
1.578
 
 
  1. Quali compiti svolgerà la nuova amministrazione provinciale?
Le funzioni della provincia sono le seguenti: pianificazione territoriale (tutela e valorizzazione dell’ambiente), pianificazione dei servizi di trasporto, costruzione e gestione delle strade provinciali, programmazione provinciale della rete scolastica, gestione dell’edilizia scolastica, promozione dell’inclusione e delle pari opportunità nell’ambito occupazionale, gestione delle gare d’appalto, dei contratti di servizio e di organizzazione dei concorsi e delle procedure selettive.
  1. Perché queste elezioni sono importanti?
Il prossimo presidente e il prossimo Consiglio avranno un compito veramente importante da portare avanti: il riordino delle funzioni, cioè dovranno, in accordo con la regione e con i comuni, individuare l’ambito territoriale ottimale dell’esercizio di ciascuna funzione e procedere al trasferimento delle competenze, delle risorse umane, finanziarie, strumentali ed organizzative connesse all’esercizio di queste funzioni.
Il prossimo presidente si metterà alla guida di una macchina con il compito di cambiarle l’assetto nella direzione di una semplificazione: basti pensare che ora gli interlocutori sono i 121 comuni, nei prossimi anni saranno una trentina di unioni tra comuni. La Legge Delrio impone questi grandi cambiamenti che giudichiamo assolutamente positivi, ma impegnativi.
Inutile dire come sia essenziale che il prossimo presidente debba necessariamente avere un’esperienza amministrativa di lungo corso per poter gestire questo lavoro di riorganizzazione. È importante anche che sia coadiuvato da consiglieri altrettanto esperti in grado di coordinarsi e collaborare.

venerdì 15 agosto 2014

RIFORME COSTITUZIONALI, BUONA LA PRIMA.

Una sintetica spiegazione delle riforme costituzionali ( senato ed altro) passate in prima lettura.
La mia valutazione è positiva sul merito dei contenuti e sul metodo. Finalmente si giunge ad un buon risultato dopo anni di parole al vento. Il referendum confermativo darà ai cittadini il potere di conferma  che sicuramente ci sarà.

Luca Mocellin 
segr PD Tezze


Quanti saranno i senatori? A Palazzo Madama siederanno in 100 in luogo dei 315 di oggi, così ripartiti: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 personalità illustri nominate dal presidente della Repubblica. Saranno i Consigli regionali a scegliere i senatori, con metodo proporzionale, fra i propri componenti. Inoltre le regioni eleggeranno ciascuna un altro senatore scegliendolo tra i sindaci dei rispettivi territori, per un totale, quindi, di 21 primi cittadini che arriveranno a Palazzo Madama. La ripartizione dei seggi tra le varie Regioni avverrà "in proporzione alla loro popolazione" ma nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. 
I senatori saranno eletti? Non saranno più eletti direttamente dai cittadini; si tratterà invece di una elezione di secondo grado che vedrà approdare in Senato sindaci e consiglieri regionali, il primo rinnovo del Senato li vedrà "eletti" tutti contemporaneamente, dopodiché la loro elezione sarà legata al rinnovo dei consigli regionali. Il sistema sarà proporzionale per evitare che chi ha la maggioranza nella regione si accaparri tutti i seggi a disposizione. Quale sarà lo stipendio dei senatori? I consiglieri regionali e i sindaci che verranno eletti al Senato non riceveranno nessuna indennità, il che dovrebbe portare allo Stato un risparmio di oltre 50 milioni di euro ogni anno. Con i risparmi che dovrebbero arrivare grazie all'unificazione degli uffici di Camera e Senato (e altro modifiche all'insegna dell'ottimizzazione, non meglio specificate) si dice che si potrebbe arrivare anche a mezzo miliardo di risparmi.
Quali sono i poteri del nuovo Senato? Palazzo Madama avrà molti meno poteri e verrà superato il bicameralismo: innanzitutto non potrà più votare la fiducia ai governi in carica, mentre la sua funzione principale sarà quella di "funzione di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica", che poi sarebbero regioni e comuni. Potere di voto vero e proprio invece il Senato lo conserverà solo riforme costituzionali, leggi costituzionali, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali degli enti locali, diritto di famiglia, matrimonio e salute e ratifiche dei trattati internazionali.
Il ruolo consultivo del Senato. Il Senato avrà però la possibilità di esprimere proposte di modifica anche sulle leggi che esulano dalle sue competenze. Potrà esprimere, non dovrà, su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti e sarà costretto a farlo in tempi strettissimi: gli emendamenti vanno consegnati entro 30 giorni, la legge tornerà alla Camera che avrà 20 giorni di tempo per decidere se accogliere o meno i suggerimenti. Più complessa la situazione per quanto riguarda le leggi che riguardano i poteri delle regioni e degli enti locali, sui quali il Senato conserva maggiori poteri. In questo caso, per respingere le modifiche la Camera dovrà esprimersi con la maggioranza assoluta dei suoi componenti. Il Senato potrà votare anche la legge di bilancio, le proposte di modifica vanno consegnate entro 15 giorni e comunque l'ultima parola spetta alla Camera.
La corsia preferenziale governativa. Il potere del governo cambia radicalmente: le regole per emettere i decreti legge diventano più rigide, dovranno "recare misure di immediata applicazione e di contenuto specifico, omogeneo e corrispondente al titolo". I provvedimenti governativi ritenuti essenziali, in compenso, dovranno essere votati dalla Camera entro il termine tassativo di 60 giorni, passati i quali il provvedimento sarà posto in votazione senza modifiche, articolo per articolo e con votazione finale.
La riforma del Titolo V. Con la modifica del Titolo V della Costituzione viene rovesciato il sistema per distinguere le competenze dello Stato da quelle delle regioni. Sarà lo Stato a delimitare la sua competenza esclusiva (politica estera, immigrazione, rapporti con la chiesa, difesa, moneta, burocrazia, ordine pubblico, ecc.).
Esame preventivo di costituzionalità. Aumentano anche i poteri della Corte Costituzionale, che potrà intervenire, sempre su richiesta, con un giudizio preventivo sulle leggi che regolano elezioni di Camera e Senato. La Consulta dovrà pronunciarsi entro un mese, mentre la richiesta va fatta da almeno un terzo dei componenti della Camera. In questo modo si eviterà di avere una legge elettorale per anni e anni salvo poi scoprire che si tratta di una legge incostituzionale.
L'elezione del presidente della Repubblica. Non sono più previsti i delegati regionali e si modifica il quorum. Nei primi quattro scrutini è necessario il quorum dei due terzi, dal quinti all'ottavo dei tre quinti, mentre dopo l'ottavo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.